Quando i primi protocolli digitali radioamatoriali si sono presentati il software di gestione dei server (e dei ripetitori) era ancora molto esclusivo. Pensiamo al D-STAR che poteva operare solo attraverso ripetitori ICOM e questi collegati a reflector (stanze) che gestivano il solo protocollo D-PLUS. Quella era la struttura di connessione ed altro non si poteva ottenere. Poi, grazie al mondo dell’open source, si sono fatti avanti software (creati da radioamatori) che permettevano qualcosa in più. Prima con il reflector XRF ed il protocollo digitale DEXTRA, poi con il software XLX che ad oggi permette non solo la gestione di più protocolli e varie interconnessioni ma, grazie alla transcodifica, anche sposare il D-STAR con il protocollo DMR ed il C4FM. Il software si è evoluto ed ha raggiunto un ottimale stadio dove con naturalezza sentiamo spesso (se il sistema è ben manutenuto) QSO tra radio ICOM/D-STAR e YAESU/C4FM ad esempio. Tutto ciò ha dello straordinario perchè all’alba di queste trasmissioni digitali abbiamo assistito ad una vera e propria diaspora dove c’era chi comprava radio ICOM poteva parlare solo con corrispondenti di tale Brand. E lo stesso per Yaesu o Motorola per il DMR.

Senza entrare del merito in sterili argomentazioni del tipo “questo sistema è meglio dell’altro” (la bontà di un network digitale è legata a tantissimi fattori ed ogni protocollo — ed ogni utilizzatore — porta del suo…) quello che è importante sottolineare è che oggi è possibile parlare con tutto con tutti, in un pieno spirito radioamatoriale. Ci sono ancora delle possibilità di mantenere delle “esclusività” (o parrocchie private, in un gergo più naturale) dove, ad esempio, le room Yaesu Wires-X possono comunicare solo con il proprio mondo, oppure ripetitori DMR Motorola solo con tale Brand. Ma nella stragrande maggioranza dei sistemi attivi, dove si predilige fornire all’utente più possibilità di gestione dei propri sistemi hardware (posso comprarmi una radio DMR Hytera, oppure Motorola, oppure di altre marche cinesi ed utilizzarle tutte sullo stesso network), non è più possibile “marcare il territorio” ovvero impedire collegamenti da dispositivi “nati per altri protocolli”.

L’esempio più facile da riportare è l’ingresso su TalkGroup quale il 222 “nazionale” di applicazioni su smartphone, di radio C4FM che vengono “rimodulate via software” sul protocollo DMR, etc. Oppure pensando a room C4FM che ancora hanno la dicitura di esclusività di protocollo in molti vi entrano tranquillamente sempre da telefono cellulare o da radio DMR. E se non viene detto dall’utilizzatore questa modalità di ingresso non viene neanche notata. Il software attuale di gestione dei Server DMR quali BrandMeister, IPSC2 del network DMRPlus, etc. non possono rilevare questa tipologia di collegamento “non naturale”, e se ci pensiamo bene ha anche un senso perchè non deve essere fatto un uso civile quindi strettamente vincolato a parametri d’uso magari gestiti da “sale radio”.

Ed allora, poichè i software non mettono paletti al collegamento di una applicazione per cellulare verso una uscita in radiofrequenza su di un ponte DMR, ha ancora senso ostinarsi nel volere inquadrare l’utilizzo attuale dei network digitali radioamatoriali a quella che era una prassi iniziale, ormai obsoleta, di gestire delle room, dei TG come “solo DMR”? Forse ancora qualche “parruccone” (termine fiorentino, bonario, che vuol rappresentare una persona estremamente conservatrice a causa del proprio “non sapere” adeguarsi al mondo che avanza) storce il naso e magari si ingegna per ostacolare questo processo di apertura, ma non si accorge di giocare una partita già persa in partenza.

Se prendiamo “l’etichettatura” originaria dei TG DMR italiani troviamo, come “solo protocollo DMR”, un TG nazionale e 20 TG regionali. Ma, ritornando al discorso iniziale, se ci transitano con libertà già altri sistemi allora l’etichettatura non ha più senso e provoca solo confusione. Quindi la vera domanda può essere: come pensiamo il nuovo panorama delle connessioni, dei TG, delle room alla luce dei progressi che il software ha fatto ?

Se vogliamo semplificare il più possibile la programmazione delle radio, trovarci con facilità per fare QSO ed avere un sistema molto flessibile e moderno, una ipotesi di valutazione potrebbe essere quella di “azzerare tutta l’etichettatura e la vecchia gestione” in uso sui sistemi DMR permettendo di usare qualsiasi protocollo su qualsiasi TG senza bisogno di categorizzazioni. Alla fine qualsiasi numero (partendo proprio dal personale ID DMR o da quello del ripetitore) può essere tecnicamente un TG e su questo lavorarci qualsiasi sistemi mi piaccia. E se voglio avere dei punti di riferimento per fare delle chiamate? In questo caso potrebbero bastare 10 TG classificati non su base geografica ma semplicemente “in progressione” del tipo: TalkGroup 01… TalkGroup 10. Solo questi. Nessun campanilismo ma piena neutralità operativa ed estrema facilità nella programmazione dei terminali. E se voglio chiamare un corrispondente ? Esiste la “chiamata personale” (l’etichetta “privata” fa ridere, non essendoci niente di privato). E se voglio farmi il proprio “circolo del dopocena” invece dei 10 gruppi comuni di ritrovo? Niente di più facile: basta usare con gli amici il mio ID DMR come TG (e posso chiedere che questo venga collegato anche ad altri protocolli se non sono amante del solo DMR).

Quanto esposto come detto è solo una ipotesi, ma dobbiamo veramente pensare a cambiare quanto è stato e trovare un nuovo “modus operandi” che sia conforme all’attualità operativa, senza inutili strascichi nostalgici di un passato non più ottenibile.

Una possibilità di discussione è il gruppo Telegram DiT (Digitale in Italia) di cui riporto il collegamento, facendo click sull’immagine:

Di ik5xmk